“Occorre persuadere
molta gente che anche lo studio è un mestiere, e
molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche
muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo
sforzo, la noia e anche la sofferenza.”
(Quaderni del carcere,
Gramsci Antonio)
Lo sforzo, la noia e anche la sofferenza. Beh sì, così scriveva
Antonio Gramsci nei suoi Quaderni del carcere. E ahimè (nonostante siano parole
forti) gli studenti lo sanno, è vero che lo studio dev’essere anche un gioco
per certi versi, come diceva Platone, ma è soprattutto impegno, sudore e
fatica. Se a questo aggiungiamo una società civile fatta di disuguaglianze, la
questione si intrica ulteriormente. E se alle disuguaglianze si somma uno Stato
che invece di livellare, smussare e
ammortizzare le diversità economiche va ulteriormente ad inasprire queste non
adempiendo ai propri compiti? Ecco, è proprio quello che si è verificato da
noi, in Puglia, nel corrente anno accademico.
Graduatorie alla mano per il bando Benefici e Servizi Adisu
2015-2016, ma i soldi ancora non si vedono. Il tutto ovviamente a discapito
degli studenti risultati idonei al bando, che rischiano di impelagarsi
realmente in un disagio economico ostativo nei confronti del loro percorso di
studi accademico.
Dunque alla già nota inadeguatezza e disorganizzazione delle
sedi universitarie locali si aggiunge un frontale attacco al welfare, che altro
non fa se non accrescere le divergenze economiche, favorendo sempre più una
formazione di classe in opposizione a quello che chiamiamo “diritto allo
studio”.
Nonostante ciò, in soccorso dei poveri studenti risultati idonei
è fortunatamente intervenuta la Regione Puglia, il cui Presidente, Michele
Emiliano, ha rassicurato tutti che le borse di studio saranno erogate entro il
30 Giugno.
Ma non è finita qui, perché di fronte all’incapacità del Governo
di adempiere ai propri doveri nei confronti degli studenti pugliesi, si calca
la mano su quello che appare uno dei cardini della cosiddetta Buona Scuola (che
come si è constatato in passato di buono ha ben poco), ovvero le fatidiche
prove invalsi. Non a caso proprio nel mese di Maggio questi quizzoni
nozionistici sono stati vomitati sugli studenti italiani di scuole elementari e
superiori con la solita pretesa di catalogare gli allievi non sulla base delle
loro competenze e conoscenze, ma puramente su nozioni che ben poco danno
effettivamente al bagaglio conoscitivo dei nostri ragazzi. Il tutto indubbiamente
non a costo zero.
Insomma la scuola e lo studio sono sforzo e anche noia e,
leggendo tra le righe, sofferenza, ma, come asseriva Gramsci, è un impegno
finalizzato all’abbattimento delle barriere di ogni tipo, un impegno che uno
studente deve sopportare non solo per sé stesso, ma anche, in un’ottica più
ampia, per tutta la società civile, ormai continuamente vessata da questa
interminabile guerriglia al welfare. E uno Stato non può e non deve permettersi
di depauperare indirettamente il patrimonio conoscitivo dei suoi allievi, ma
anzi dovrebbe favorirne e incentivarne la preparazione affinché questi non
vengano lasciati soli in questo sforzo laborioso e impegnativo, ma sicuramente
necessario e indispensabile al Paese.